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IL RIPOSTIGLIO MONETALE DI PAGLIUZZA

Il ripostiglio monetale di Pagliuzza fu scoperto nel 1989 in seguito a dei lavori agricoli in un’area pochi chilometri a Sud di Caltavuturo. Le monete si trovavano ad una profondità di circa 40 cm, sparse nel terreno e in parte ancora conservate in una brocchetta di terracotta acroma rinvenuta in frantumi. Due campagne di scavo (1990-1991) condotte dalla Soprintendenza, in collaborazione con l’Università di Palermo, permisero di riportare alla luce una fattoria databile alla fine del III sec. a.C. L’edificio rurale, connesso al ripostiglio, ha una pianta rettangolare di 25x20 m circa. Le strutture sono realizzate con ciottoli sbozzati e pietre, messi in opera a secco. Al centro dell’edificio si trova un vano pavimentato con mattoni in terracotta rettangolari. Probabile è, inoltre, l’esistenza di un’area porticata. L’impianto della fattoria è databile alla fine del III sec. a.C., mentre il suo abbandono sembra essere avvenuto tra la fine del II e la prima metà del I sec. a.C., in coincidenza con il seppellimento del ripostiglio di denari. Le monete vennero nascoste sotto un mattone in uno degli ambienti della fattoria, forse durante un momento di pericolo che investì questa parte della Sicilia e che, sulla base della datazione dei denari più recenti, potrebbe coincidere con gli anni della seconda rivolta servile (104-99 a.C.). Probabilmente chi lo aveva seppellito non fu più in grado di recuperarlo e così il ripostiglio rimase nascosto per secoli. Composto da 541 denari di argento, costituisce uno dei più cospicui rinvenimenti monetali di età romano-repubblicana effettuati in Sicilia; le monete sono databili tra la fine del III e la fine del II sec. a.C., con una netta prevalenza di emissioni dell’ultimo venticinquennio del II sec. a.C. Il denario fu la moneta più diffusa nell’antica Roma e il suo nome indica il suo valore (10 assi). Le prime emissioni risalgono alla fine del III sec. a.C. e presentano al dritto la testa di Roma elmata, al rovescio i Dioscuri (Castore e Polluce) a cavallo e legenda “ROMA” in esergo. Nel primo secolo di vita del denario, che coincide con le monete del ripostiglio di Pagliuzza, fu mantenuto quasi costantemente sul dritto il tipo con testa di Roma elmata, mentre sul rovescio si diffusero ben presto raffigurazione che permettessero di identificare i magistrati responsabili dell’emissione della moneta in quell’anno.

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